top of page

Barbara   Polettini

C’è una stretta connessione tra l’elemento Fuoco e una delle figure più affascinanti e conturbanti del nostro inconscio collettivo: quella della Strega. “Non dire a tua figlia come finirà. Non dirglielo. Quando lei ti chiede se un giorno voi potrete volare, dille di sì. Dille che vi alzerete da terra a cielo velocissime e brillanti come le faville dei falò.” (1) È il diavolo a parlare, a suggerire a Margherita la strega una pietosa bugia.  “Voleremo, mamma, un giorno?” aveva chiesto la bambina, con tutta la leggerezza e ingenuità dei suoi sette anni. La strega doveva aver lasciato intendere qualcosa a sua figlia, forse qualche allusione alle sue esperienze psico-fisiche di volo notturno, allusioni vaghe e imprecise che avevano acceso nella bambina il fuoco della curiosità. Ma la fine di ogni strega è sulla pira e poiché questa destinazione/destino non si può evitare, anziché spaventare e angosciare la piccola con la risposta di una futura inevitabile verità, meglio sfumare le cose con una frase che tuttavia rivela solo a chi sa intendere,  trasformando il rogo in “giocosa occasione di volo”: “Certo, volerete, come le faville dei falò.” La fiamma tende naturalmente verso il cielo… Sembra poesia, ma è orrore. L’orrore dei roghi destinati a tutti coloro che sceglievano l’”altra strada”. Il rogo era la pena destinata agli eretici: tra le fiamme morirono Jacques de Molay, Giovanna D’Arco e Giordano Bruno, per citare solo pochi nomi esemplari e su loro e su molti altri le condanne di stregoneria ed eresia confluirono e si confusero. Il termine “eretico” deriva dal greco “airesis” che significa “scelta”. È tristemente buffo constatare che quello che dovrebbe configurarsi come possibilità – e quindi, nel ventaglio del possibile, forma di libertà, giacché io scelgo quando ho molte opzioni diverse tra cui muovermi – diventi invece “la scelta sbagliata”, quella che ti porta nella direzione del nemico, scelta che comporta ineludibile condanna. Di fatto, perì sul rogo chi cercava conoscenza, chiarezza, in una parola: luce. Personalmente, l’eresia mi ha sempre affascinato. Non so se esista un’altra parola che porta su di sé in maniera altrettanto concentrata ed ossimorica un senso e il suo opposto: da “libertà di scelta” a “restrizione ad una sola scelta possibile” (fra l’altro proprio la strada verso la Morte, elemento rispetto a cui nessuno è libero).  Sembra poesia ma è orrore; eppure, sembra orrore, ma è libertà, o meglio, desiderio di libertà: quella libertà cercata nei raduni per ricongiungersi ai diavoli, leggi “antichi dei”, leggi “antenati”, leggi “ritmi naturali”, e ricercata anche  nelle erbe usate per il sabba e per alzarsi in volo. Sarà vero...?

Che cosa fa, di fatto, una strega? Trasforma e si trasforma. Non voglio certo  associarmi alle velleità purificatrici dei “mandanti dell’accensione” ma l’origine della parola “fuoco” è “pyr”, etimo greco anche di “puro” e “purezza”. Secondo il pensiero comunemente diffuso, si usava il fuoco per purificare le streghe e salvar loro l’anima. Forse fumo negli occhi, ancora una volta, uno dei tanti numerosi embrujos di chi ha la coscienza sporca e una gran coda di paglia. Infatti, “Si è perduta la lingua dell’amore. Questi cani, adesso, non possono nemmeno credere che tu ce l’abbia, un’anima. Ecco perché ti stanno martoriando così”  suggerisce il diavolo a Margherita, accostandosi a lei e offrendole l’arnica che la uccide impedendole di attraversare altro dolore e altra tortura. I sostenitori della coscienza sporca giustificano i roghi delle streghe con l’obiettivo di salvare anime, passando sopra il fatto che a lungo, durante l’epoca in cui torture e roghi erano attivi, la chiesa non riconobbe l’anima alle donne (2) e negando che anima e corpo sono una cosa sola e che il danno che si agisce su una parte riverbera anche sull’altra… In ogni caso, se è vero che la strega tende all’Arte della Metamorfosi, qual è l’agente di trasformazione per eccellenza, da sempre, se non il fuoco? Il fuoco che trasforma sostanza e forma, liberando lo spirito dalla materia. Il fuoco che porta lo spirito, ora privo di materia e leggerissimo, su su nelle più alte sfere, a contatto con il nervo olfattivo/cervello degli dei. Il fuoco che toglie dallo spirito ogni pesantezza, ogni traccia di residuo materico permettendogli di volare. È significativo notare come, fra le tante sostanze utilizzate dalle malefiche per sperimentare volo et similia, fin dai tempi più antichi (e non sospetti) in cui i riti avevano luogo senza l’ombra incombente del Malleus, fossero presenti ingredienti strettamente correlati al fuoco o più in generale ai suoi effetti o a situazioni ad esso collegabili, almeno in campo semantico. L’aconito per esempio, che provoca prurito, febbre e senso di calore interno; la belladonna,  che alza la temperatura corporea inibendo l’attività delle ghiandole sudoripare; il giusquiamo e lo stramonio, che provocano alterazioni percettive e sensoriali, simili alle allucinazioni di chi ha la febbre alta. Una nota a parte merita l’ergot, parassita della segale, che in tempi passati diede origine a vere e proprie epidemie di intossicazioni. L’ergotismo, conosciuto anche come fuoco di Sant’Antonio, fuoco sacro o male degli ardenti, si manifesta con il bruciore, e il rossore e il prurito e i fenomeni allucinatori in passato collegati alla possessione demoniaca. Infatti una parte degli studi dedicati alla stregoneria sostiene che dietro al fenomeno vi fosse proprio l’intossicazione da segale cornuta, specialmente in quelle regioni dove la segale era alla base dell’alimentazione e dove la povertà dei fruitori non permetteva di variare i cibi né di avere alimenti puri e di qualità, che quindi potevano essere infestati da parassiti. Ma la segale cornuta era presente anche nel pane impastato per i rituali eleusini (3) oltre ad essere una delle sostanze utilizzate dalle herbarie per provocare l’aborto. Un’altra fra le varie interpretazioni della stregoneria, la associa a disturbi psichiatrici come l’isteria o la mania, ora definita “disturbo bipolare”. Ironia della sorte, la traduzione inglese di tale disturbo è “touched with fire”.

​

 

Bibliografia e note
– Camilla G., 2003, Le piante sacre. Allucinogeni di origine vegetale, Nautilus, Torino
– Toro G. 2005, Sotto tutte le brume sopra tutti i rovi. Stregoneria e farmacologia degli unguenti, Nautilus, Torino
– Cardini, F., 1989, Le piante magiche, in Settimane di studio del centro italiano di studi sull’alto medioevo, tomo secondo, Spoleto
– Wasson, R. Gordon, Ruck, C., Hofmann, A.,The Road to Eleusis: Unveiling the Secret of the Mysteries. Harcourt, Brace, Jovanovich, 1978
  • La memoria del grano, Barbara Coffani, 2012 
  • Sulla questione dell’ammissione dell’anima nelle donne da parte della Chiesa ci si confronta da tempo ed esistono varie teorie. Fra gli altri, Paolo Brezzi in La civiltà del Medioevo europeo, pare sostenere che la chiesa cattolica non la riconoscesse
  • Wasson, R. Gordon ecc., cit. sopra
​
​
bottom of page